Di Corrado Mastantuono, Bum Bum e cialtronerie varie 10.2019
Forse lo conoscete come il creatore di Bum Bum, forse perché avete letto L’Eternauta oppure perché vi piace Tex. O forse semplicemente vi ricorda il tipo che al ristorante ordina la minestra salata. Ho fatto due sapide chiacchiere con quel magnificatore di cialtroneria che è Corrado Mastantuono, e questo è quello che ci ha raccontato di paperi, di ranger, di cavoli e di re.
Nel 1997 un paffuto e scostante Bum Bum Ghigno (diciamocelo pure: era abbastanza antipatico!) debutta su Topolino, con Paperino e la macchina della conoscenza1. Da dov’è nata l’idea di lanciare questo personaggio? Era davvero destinato ad essere one-shot?
Bum Bum Ghigno nasce senza un progetto ma sotto una buona stella. In verità il papero dentuto era destinato a esaurirsi con l’episodio in questione ma effettivamente fu immediatamente evidente che il suo appeal trascendesse dal limite impostogli dal ruolo di personaggio negativo che si redime. Come Brad Pitt che sconvolge gli spettatori con i pochi minuti a disposizione di Thelma e Louise, Bum Bum catalizza l’attenzione con i suoi modi spicci e spesso ruvidi e ha in sé, senza merito di chi lo ha realizzato e senza elaborati studi e messe a punto, tutte le caratteristiche necessarie per incuriosire e strappare un sorriso.
Ho sempre pensato che Bum Bum esistesse ben prima che io ne scrivessi le disavventure ma, sgomitando come un indemoniato, facendosi largo a spallate come chi ha sempre dovuto lottare per qualsiasi cosa, abbia approfittato della mia penna per farsi conoscere e apprezzare dai lettori.
Intorno a Bum Bum c’è un vero e proprio microuniverso di parenti, ambientazioni e temi. Come hai costruito il suo background e quanto, secondo te, questo suo “essere già inserito” contribuisce al successo del nostro imbianchino preferito? Perché hai scelto di accostargli Paperino e Archimede e cosa li rende un team così vincente secondo te?
Il mondo di Bum Bum ha preso forma lentamente e, come dicevo, senza riunioni redazionali che ne definissero caratteristiche e inclinazioni. Una tessera dopo l’altra si sono aggiunti personaggi e dettagli partendo quasi esclusivamente da esigenze legate alla singola storia.
Ad esempio nel primo episodio Toddy Ghigno, ammanicato bancario fratello di Bum Bum, nasce come pungolo, un motivo scatenante, affinché Bum Bum cercasse un riscatto sociale. Il fratello invidiabile, brillante e ben inserito poteva far nascere in Bum Bum l’esigenza di dimostrare quanto valesse, anche con una partitura scorretta, l’importante era riscattarsi.
Anche il trio nasce fortuitamente. Nel primo episodio Bum Bum sfrutta un’invenzione di Archimede a cui arriva da un vecchio passaggio tra le due case: dunque i due erano vicini di casa e si conoscevano. Partendo da questo presupposto scrissi l’episodio del “tesoro della palude nera”2 dove per la prima volta il trio prende forma. I tre interagivano a meraviglia con i ruoli già perfettamente delineati: Paperino pigro e indolente, Bum Bum scheggia impazzita e Archimede assennato e metodico. Per la prima volta l’inventore veniva coinvolto in una storia non in qualità di inventore ma casomai più di… grillo parlante.
La popolarità del personaggio di Bum Bum è dovuta soprattutto all’immedesimazione del lettore. Il nostro dentone incarna ciò che siamo (nella fattispecie diciamo il disagio), vizi e virtù. Quanto è importante il fattore “relatable” di un personaggio?
Bum Bum è un personaggio moderno. È fragile, insicuro ma anche aggressivo e permaloso, tutto è eccessivo in lui. Può passare dalla rabbia più sconsiderata a gesti di un altruismo struggente, come quando rinuncia ai suoi ultimi 50 dollari per pagare la bolletta del suo amico inventore3. Bum Bum rappresenta tutti i nostri vizi e qualche virtù, può essere sgradevole fino al fastidio e adorabile da stropicciarlo di baci. L’empatia è immediata e se lo conosci l’amore per lui è incondizionato.
E ora dicci la verità: in una scala da zero a Bum Bum, quanto Ghigno vedi in Corrado?
Vicino allo zero. Io sono noiosamente metodico e riflessivo, quello che nelle situazioni più stressanti riesce a restare calmo…due palle, insomma!
Usciamo un attimo dall’universo Disney (o forse no): hai unito la metropoli paperopolese e le distese western di Tex nella storia Bum in Un ranger in azione4. Parlaci di quanto questi due mondi ti appartengano e come si sono mescolati nella tua mente. In un’intervista hai detto che i due mondi non si fondono: perché?
Stilisticamente non si toccano ed è un bene che non lo facciano. Concettualmente invece questa storia ha avuto il merito proprio di fondere i miei due mondi. È raro per un disegnatore maturare un doppio registro in ambiti tanto differenti, ancora più raro è avere la possibilità di concepire una fusione di queste due vite professionali, un ponte tra Disney e Bonelli. La storia fu realizzata con il massimo impegno ma con in più un coinvolgimento emotivo senza precedenti. Nel tempo necessario alla sua realizzazione, infatti, quello che doveva essere un semplice omaggio a Tex assunse i contorni di un addio al suo editore: Sergio Bonelli ci lasciò proprio alla vigilia della sua pubblicazione. Lui non amava le storie a colori e tantomeno le parodie dei suoi personaggi, tuttavia questa storia è dedicata a lui.
Per Bonelli (ma anche su L’Eternauta) hai disegnato fumetto realistico. Cosa ti diverte di più del fumetto e del realistico?
Mi piace il potere seduttivo dell’immagine e della parola in un unico evento simultaneo che porta alla completa astrazione da parte del lettore, sempre capace di “far finta”. Sono proprio loro che inventano le voci dei personaggi, i rumori, scandiscono pause e intermezzi, creano quella magia che definisce e articola la narrazione fin nello spazio tra una vignetta e l’altra.
E cosa ti manca dell’uno quando disegni nell’altro stile?
Del fumetto umoristico mi manca l’ironia e l’immancabile allegria, di quello realistico la libertà di inventare mondi, atmosfere, materiali, luci, solo attraverso il solo uso di un segno nero in campo bianco.
C’è un fumetto su tutti che ti ha influenzato lavorativamente parlando?
Forse il Garage ermetique di Moebius per la libertà e l’improvvisazione formale. Sono figlio di quell’epoca di sperimentazioni geniali che hanno sconvolto e incanalato la mia fantasia e formato la mia idea che oggi ho di questo mestiere.
Per la gioia degli amanti di mine e colori, raccontaci come realizzi un’illustrazione di copertina.
Ovviamente cambia a seconda delle richieste, della rivista, del formato, ecc. Ma prendendo in esame la testata della quale faccio le cover da più tempo, Disney Big, posso dire che tutto parte da una storia di riferimento di cui la redazione di Topolino mi fornisce alcune immagini. Su quelle mi baso per la realizzazione di un bozzetto, scala 1:1 rispetto alla rivista stampata, in cui già prevedo gli ingombri di tutti gli spazi occupati: logo testata, annunci e altro. Dopo l’approvazione realizzo una “bella” del bozzetto, più grande di un 30% , un disegno definitivo a matita molto pulito che poi scansiono a 300 dpi e coloro in digitale con il programma Photoshop.
L’essere sceneggiatore e disegnatore delle tue storie ha sicuramente facilitato la resa finale. Come affronti la realizzazione di una storia?
Cambia di volta in volta. Si può partire da uno spunto o da uno sviluppo solido. Il più delle volte si parte da un’idea. Si buttano giù ipotesi e soluzioni, escludendone alcune e selezionandone altre. Se esce qualcosa di interessante, allora sistemo tutto e diventa un soggetto, altrimenti butto via tutto.
Il soggetto prevede tutti gli snodi narrativi che poi svilupperò nella sceneggiatura dividendola in pagine e vignette. In ognuna ci sarà la descrizione dell’inquadratura, dell’ambiente, dei personaggi presenti, lo stato d’animo e le loro battute.
Hai mai cambiato la sceneggiatura in corso di disegno?
Delle mie mai! Però ho odiato spesso il Corrado scrittore che mi costringeva a composizioni impossibili da realizzare. Qualche volta capita di sistemare qualche dettaglio, di correggere qualche refuso, ma non cose sostanziali.
Come approcci alle storie che invece disegnerà qualcun altro?
Mi costringo a essere il più chiaro possibile nella descrizione della scena mettendo esclusivamente quanto di utile alla narrazione. La differenza più grande tra quando scrivo per me o per gli altri è proprio nella descrizione degli avvenimenti. Nelle mie posso sicuramente essere più approssimativo avendo già in testa cosa mettere in campo.
Bum Bum è uno dei più giovani personaggi ad essere entrati ufficialmente nel cast Disney e le sue storie, per quanto già numerose, sono lungi dal concludersi. Cosa ci aspetta nel futuro del papero dentuto e dell’autore Corrado Mastantuono?
Proprio quest’anno Bum Bum ha avuto l’ufficialità nei personaggi classici con la presenza della sua casa nel progetto ambizioso del plastico di Paperopoli. Nel 2020 ci sarà su Topolino un ciclo di tre storie in cui approfondiremo la conoscenza dei tre personaggi della sua famiglia: la cugina “bona” May Jane, il fratello “traffichino” Toddy e lo zio Temistocle.
Sappiamo che hai una storia in cantiere, cosa ci puoi anticipare *blink blink*?
A Bum Bum gira tutto storto, ma talmente storto che i due amici, Archimede e Paperino, decidono di prenderlo in giro regalandogli un cappello portafortuna preparato da loro due. I due non crederanno ai loro occhi quando il cappello comincerà a funzionare sul serio…
La tua storia Disney preferitissima in assoluto?
La storia d’esordio di Paperinik e Casablanca per quello che ha rappresentato!
E quella non Disney?
Il libro rosso di Andrea Pazienza.
Una canzone, un film e un libro che ami.
Bene di De Gregori [ottima scelta: qui il link perché merita, ndr], Manhattan di Woody Allen, Narciso e Boccadoro di Herman Hesse.
Ma poi di che sa il tamarindo?
Si stenta a crederlo: di tamarindo!
Come ti è venuto in mente proprio quello?
Le arachidi, la liquirizia, la naftalina e gli spinaci erano già presi.
A te piace per davvero?
Veramente piace a Bum Bum, non a me!
Un’ultima cosa. Dicci la verità sullo scandalo della minestra: sei tu a mangiarla con poco sale? Dai, confessa!
Ah, ah, ah! Io sono una capra che mangia tutto salatissimo, le mie arterie hanno la flessibilità di un grissino, e ritengo pertanto che una minestra insipida sia un valido motivo per mandare un rapporto di coppia a monte. Insipido quello, insipido tutto il resto…
Marta Leonardi
Domande a cura della redazione.